sabato 7 aprile 2012

La Pasqua

Pasqua è la festività più importante del calendario liturgico cristiano. Essa celebra la resurrezione di Gesù che, secondo la Bibbia, sarebbe avvenuta il terzo giorno successivo alla sua cruenta morte in croce. La Pasqua cristiana è ovviamente strettamente collegata con quella Ebraica, chiamata Pesach dalla quale trae origine. La Pasqua Ebraica fa memoria fondamentalmente della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto grazie a Mosè. Il termine ebraico “ Pesach” significa passare oltre, tralasciare, e deriva dal racconto della decima piaga, in cui l’angelo sterminatore vide il sangue dell’agnello del Pesach e “passò oltre”, uccidendo solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso il figlio primogenito del faraone.


Con il cristianesimo la Pasqua ha perduto il suo significato originario ebraico venendo ad indicare un altro tipo di passaggio molto più profondo: il passaggio da morte a vita grazie all’opera redentrice di Gesù Cristo ed il passaggio a nuova vita in modo particolare per quelli che nella veglia pasquale ricevono il battesimo. Per tali motivi la Pasqua Cristiana è detta Pasqua di Risurrezione, mentre l’ebraica è Pasqua di liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Secondo Filone d’Alessandria, uno dei maggiori pensatori ebrei, la Pasqua è non solo il ringraziamento a Dio per il passaggio del Mar Rosso, ma ha anche il significato allegorico di purificazione dell’anima. La Pasqua ebraica ha anche il significato di attesa per il Messia, come ad esempio attesta il Targum Exodi, quando parla della notte di Pasqua come il ricordo delle quattro notti iscritte nel libro delle memorie: La creazione, il sacrificio di Isacco, il passaggio del Mar Rosso ed infine la venuta del Messia e la fine del mondo.
Per i cristiani la Pasqua ricorda che tramite la sua Passione, Cristo si è immolato per l’uomo, liberandolo dal peccato originale e riscattando la sua natura ormai corrotta gli ha permesso di passare dai vizi alla virtù. Per i cristiani Cristo con la resurrezione ha vinto satana e la morte, mostrando all’uomo il proprio vero destino, cioè la resurrezione nel giorno finale, ma anche il risveglio alla vera vita. 
I cristiani hanno trasferito alcuni significati della Pasqua Ebraica nella nuova Pasqua Cristiana, seppure con significativi cambiamenti che le hanno dato un nuovo volto che la distingue da quella ebraica. Infatti Gesù è morto in croce il giorno di Pasqua e questo evento è visto dai cristiani come la realizzazione di quanto nelle Sacre Scritture era stato profetizzato sul Messia. Questo concetto è più volte sottolineato nel racconto della Passione, durante la quale i quattro evangelisti fanno continui riferimenti all’Antico Testamento e successivamente negli altri libri del Nuovo Testamento, come nella prima lettera ai Corinzi, dove San Paolo scrive: “Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è resuscitato il terzo giorno secondo le Scritture”.


L’accento si pone dunque sull’adempimento delle scritture, per cui i giudeo-cristiani, seppur continuando a festeggiare la Pasqua Ebraica, dovettero immediatamente spogliarla del significato di attesa messianica, per poi superare anche il ricordo dell’esodo, per rivestirla di nuovo significato, cioè la seconda venuta di Cristo ed il ricordo della Passione e Resurrezione. Il passaggio sembra essere chiaramente avvertito già da San Paolo, quando, nella prima lettera ai Corinzi, scrive: “Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, ma con azzimi di sincerità e verità”. Alla Pasqua settimanale, la Domenica, si aggiunse quindi anche la Pasqua annuale, il giorno più importante dell’anno, celebrato dai discepoli con la consapevolezza sempre più forte di aver istituito una festa nuova con nuovi significati teologici.
I tre vangeli sinottici vedono nell’ultima cena il momento in cui la Pasqua di Cristo sostituisce la Pasqua dei giudei ed il ricordo della morte di Cristo sostituisce il ricordo del passaggio, evidenziando l’immolazione mistica del cenacolo. L’evangelista Giovanni, invece, pone l’accento sulla Passione, cioè sull’immolazione reale dell’Agnello di Dio che muore in croce e torna al Padre.
La Pasqua antica non comprendeva ancora tutto il mistero cristiano, ma abbracciava solo i punti fondamentali: “Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è resuscitato il terzo giorno secondo le Scritture”. Nel primo periodo, fino almeno agli inizi del terzo secolo, la Pasqua è prevalentemente cristologica, che ha un unico protagonista: non l’uomo e neppure il Dio dell’Antico Testamento, ma il Cristo Salvatore. La festa della Pasqua cristiana è poi mobile, viene fissata di anno in anno nella Domenica successiva alla prima luna piena (il plenilunio) successivo all’equinozio di primavera (il 21 marzo). Questo sistema viene fissato definitivamente nel quarto secolo. 


Nei secoli precedenti potevano esistere diversi usi locali sulla data da seguire, tutti comunque legati al calcolo della Pasqua ebraica. In particolare alcune chiese dell’Asia seguivano la tradizione di celebrare la Pasqua nello stesso giorno degli ebrei, senza tener conto della Domenica, e furono pertanto detti quartodecimani. Ciò in seguito diede luogo ad una disputa teologica, detta Pasqua quartodecimana, fra la Chiesa di Roma e le chiese asiatiche. Dunque, nella Chiesa Cattolica, la data della Pasqua è compresa tra il 22 marzo ed il 25 aprile. Infatti, se proprio il 21 marzo è di luna piena, e questo giorno è Sabato, sarà Pasqua il giorno dopo (22 marzo). Se invece è Domenica, il giorno di Pasqua sarà la Domenica successiva (28 marzo). Invece, se il plenilunio succede il 20 marzo, quello successivo si verificherà il 18 Aprile, e se questo giorno fosse per caso una Domenica occorrerebbe aspettare la Domenica successiva, cioè il 25 aprile. Una piccola parte della chiesa ortodossa segue il calendario giuliano per tutte le feste, mentre il resto ne ha preso solo la data dell’equinozio e quindi la data della Pasqua può variare dal 4 aprile all’8 maggio.
La Pasqua di Resurrezione cristiana avviene con la visita al sepolcro che risulterà vuoto con immensa sorpresa dei presenti. Tutti gli evangelisti raccontano l’episodio.
L’evangelista Giovanni al capitolo 20,1 narra che nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. L’evangelista Matteo al capitolo 28,1 scrive che passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro.


L’evangelista Marco al capitolo 16 versetto 1 narra che passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono olii aromatici per andare ad imbalsamare Gesù. Secondo l’evangelista Luca al capitolo 24,10 erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo le donne che visitarono il sepolcro e che raccontarono gli avvenimenti agli apostoli. Le quattro versioni concordano sulla presenza certa di un’unica persona: Maria di Màgdala. Alcune divergenze sono presenti anche in merito a quanto videro i presenti.
Secondo l’evangelista Luca mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti (Luca 24,4). Secondo l’evangelista Matteo vi fu un gran terremoto ed un angelo del Signore, sceso dal Cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa (Mt 28,2).
Secondo Giovanni invece Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù (Giovanni 20,11-12).
Infine secondo l’evangelista Marco le donne entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito di una veste bianca, ed ebbero paura (Marco 16,5).

venerdì 2 marzo 2012

San Giuseppe

Il Patriarca
San Giuseppe campione di Fede:
La vita di San Giuseppe è stata veramente travolta dalle iniziative di Dio, iniziative misteriose, iniziative al di là della possibilità di capire. San Giuseppe si è lasciato condurre perché era giusto e "giusto" è l'uomo che vive di fede.
Dove lo porta il Signore? Non lo sa, Dio non glielo dice, non gli spiega niente e lui obbedisce lo stesso. Ha sempre detto di sì con la vita, non con le parole. Non ha mai avuto questioni da sollevare, dubbi da proporre.


San Giuseppe agisce nel silenzio:
E come è fecondo questo silenzio! Esso permette che tra la parola di Dio e l'obbedienza di San Giuseppe non ci sia soluzione di continuità. Dio parla e San Giuseppe fa.
"Non temere...", e lui non teme, tutti i drammi sono finiti.
"Alzati...", e lui si alza, eccolo già per strada .
"Ritorna...", ed è già di ritorno.
Questa immediatezza di San Giuseppe a tutti i cenni del Signore, ci dimostra la sua bella disposizione interiore!

San Giuseppe è l’Umile:
È stupendo questo esempio di San Giuseppe che, pur essendo capo di casa, è semplicemente a servizio, con una familiarità fatta di abbandono e di continua dedizione. San Giuseppe non misura la vita di Gesù e della Vergine sulle sue esigenze, ma mette la sua vita a servizio delle loro. Non parte per l'Egitto quando fa comodo a lui, ma quando l'interesse di Gesù lo richiede.

San Giuseppe è un uomo coerente:
San Giuseppe è un laico nel senso più pregnante della parola, laico perché non caratterizzato da nessuna funzione ufficiale: è un uomo come tutti, inserito fino in fondo nelle realtà terrene per offrirle come supporto all'Incarnazione. Il Verbo si incarna in una famiglia di cui San Giuseppe è il capo e vive nella realtà delle creature umane, nella condizione più universale, che è quella del lavoro e della povertà. San Giuseppe ci insegna come si offra al Cristo il servizio di una vita totalmente inserita nelle realtà terrene.
Il suo non è un patronato più o meno trionfalistico, ma qualcosa di più profondo, che deriva da una realtà interiore. San Giuseppe ci fa comprendere il contenuto del servizio per il Regno e ci aiuta ad essere nella storia della salvezza coloro che in Cristo credono, a Cristo obbediscono e di Lui si fidano.

Dalla iniziativa di Dio San Giuseppe si trova inserito in modo estremamente compromissivo nel mistero dell'Incarnazione del Verbo:
  • San Giuseppe è lo sposo di Maria
  • San Giuseppe sarà il padre putativo di Gesù
  • Porterà avanti l'Incarnazione come avvenimento storico, come fatto umano e societario.
  • Sarà San Giuseppe a presiedere la famiglia di Nazareth, a sostenerla con il suo lavoro, a difenderla e a proteggerla, senza fare la parte del protagonista, ma lasciando a Dio di esserlo.
  • San Giuseppe è il custode della più alta e sacra verginità, quella di Maria, e della immacolatezza del Figlio di Dio. E come lo è stato? Non mettendosi a dire: qui ci sono io che li difendo tutti e due, ma scomparendo.. Ha custodito la santità di Gesù e di Maria scomparendo agli sguardi di tutti, fuorché i loro.
San Giuseppe si è lasciato travolgere dal Signore e condurre per strade misteriose. Ha rinunciato a capire e ha accettato di credere, ha rinunziato a comandare e ha accettato di obbedire.
Eppure, credendo, si è lasciato condurre dal Signore e questi lo ha introdotto in un modo particolarmente intimo nel mistero dell'Incarnazione e della salvezza.

San Giuseppe, questo amabilissimo patrono della vita spirituale, ci aiuti ad essere molto presenti solo al cuore e agli occhi di Dio, e quanti più saranno a dimenticarsi di noi, tanto meglio, perché in questo nostro scomparire agli occhi di tutti e agli stessi nostri occhi, il nostro io sappia perdersi nella adorazione umile e silenziosa della infinita grandezza dell'unico Dio e Signore nostro..

La Quaresima

È il periodo che precede la celebrazione della Pasqua, dura quaranta giorni, sono pratiche tipiche della quaresima il digiuno e altre forme di penitenza, la preghiera più intensa e la pratica della carità. È un cammino di preparazione a celebrare la Pasqua che è il culmine delle festività cristiane.
Ricorda i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico.

 

Il significato della Quaresima

In realtà la Quaresima dura 44 giorni e va dal Mercoledì delle Ceneri al momento della Messa Vespertina (In Cena Domini) del Giovedì Santo.
Nelle zone in cui è in vigore il Rito Ambrosiano, invece, il periodo di Quaresima dura esattamente 40 giorni e va dalla domenica successiva al Martedì Grasso (con il protrarsi del Carnevale fino al Sabato della stessa settimana) al Giovedì Santo. Il significato della Quaresima, della quale non si hanno testimonianze sulla sua celebrazione prima del Concilio di Nicea del 325, vuole rafforzare la preghiera e il sentimento dei fedeli e ricordare le sofferenze e il sacrificio di Gesù verso l'uomo.
La Messa Vespertina del Giovedì Santo apre il periodo detto Triduo Pasquale che durerà dal Venerdì Santo al giorno di Pasqua.


mercoledì 4 gennaio 2012

I Re Magi

La storia dei Re Magi è una leggenda che nasce molto lontano, in terre esotiche e ricche di antiche tradizioni, ispirata all'oracolo di Balaam, identificato con Zoroastro, che aveva annunciato che un astro sarebbe spuntato da Giacobbe e uno scettro da Israele.
I tre misteriosi personaggi sono menzionati solo nel Vangelo di Matteo che parla dei Magi che dall'Oriente arrivarono a Gerusalemme durante il regno di Erode alla ricerca del neonato Re dei Giudei.
Tutte le notizie che abbiamo sui Magi ci vengono dai Vangeli Apocrifi e da ricostruzioni e ragionamenti postumi.
Dal Vangelo di Matteo abbiamo solo riferimenti ai tre doni, l'oro, l'incenso e la mirra; il numero tre ha una forte valenza simbolica, per alcuni indicherebbe le tre razze umane, discendenti dai tre figli di Noè, Sem, Cam e Iafet.
 

 Il nome dei Re Magi

Un aspetto della storia dei magi è il loro nome.
La religione cristiana attribuisce ai magi i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, ma non tutte le fonti sono concordi.
Nel complesso monastico di Kellia, in Egitto, sono stati rinvenuti i nomi di Gaspar, Melechior e Bathesalsa.
Melchiorre sarebbe il più anziano e il suo nome stesso deriverebbe da Melech, che significa Re.
Baldassarre deriverebbe da Balthazar, mitico re babilonese, quasi a suggerire la sua regione di provenienza.
Gasparre, per i greci Galgalath, significa signore di Saba.
Un accenno a questi mitici re lo troviamo anche in Marco Polo:"...in Persia è la città che è chiamata Saba da la quale partirono tre re che andaron ad adorare Dio quando nacque..."
Secondo numerose leggende i tre magi giunsero a Betlemme 13 giorni dopo la nascita del Cristo.
 

 L'origine dei Re Magi
Originari dell'altopiano iranico i magi erano sciamani legati al culto degli astri e, successivamente, sacerdoti del dio Ahura Mazda il protettore di tutte le creature.
Studiosi di astronomia, seguendo la lettura del cielo, avevano riconosciuto in Cristo uno dei loro "Saosayansh", il salvatore universale, diventando così loro stessi, "l'anello di congiunzione" tra la nuova religione nascente, il cristianesimo, e i culti misterici orientali, come il mazdaismo e il buddismo.
Ancora oggi il culto del magi non è dimenticato, la leggenda narra che i resti mortali dei Re Magi furono recuperati in India da Sant'Elena e poi portati a Costantinopoli.
Nel 1034 pare che queste reliquie fossero trasportate a Milano in un'arca e depositate nella chiesa di Sant'Eustorgio, ricca di simbolismi legati ai tre re e ancora oggi luogo di pellegrinaggio.
 

 La simbologia dei doni dei Re Magi
I doni dei Magi hanno un significato: fanno riferimento alla duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina: l'oro perché è il dono riservato ai Re e Gesù è il Re dei Re, l'incenso, come testimonianza di adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio, la mirra, usata nel culto dei morti, perché Gesù è uomo e come uomo, mortale.
Dai doni dei Re Magi a Gesù, proviene la tradizione di portare dolci e giocattoli ai bambini: questa tradizione si incrocia con la leggenda della Befana che racconta come i Re Magi, durante il viaggio verso Betlemme, si fermarono alla casa della vecchietta e la invitarono ad unirsi a loro.
La Befana declinò l'invito e lasciò partire i Magi da soli, ma poi ripensandoci, decise di seguirli.
Non riuscendo a ritrovarli, nel buio della notte,  da allora, lascia a tutti i bambini un dono, sperando che fra quei bambini ci sia Gesù.