sabato 7 aprile 2012

La Pasqua

Pasqua è la festività più importante del calendario liturgico cristiano. Essa celebra la resurrezione di Gesù che, secondo la Bibbia, sarebbe avvenuta il terzo giorno successivo alla sua cruenta morte in croce. La Pasqua cristiana è ovviamente strettamente collegata con quella Ebraica, chiamata Pesach dalla quale trae origine. La Pasqua Ebraica fa memoria fondamentalmente della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto grazie a Mosè. Il termine ebraico “ Pesach” significa passare oltre, tralasciare, e deriva dal racconto della decima piaga, in cui l’angelo sterminatore vide il sangue dell’agnello del Pesach e “passò oltre”, uccidendo solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso il figlio primogenito del faraone.


Con il cristianesimo la Pasqua ha perduto il suo significato originario ebraico venendo ad indicare un altro tipo di passaggio molto più profondo: il passaggio da morte a vita grazie all’opera redentrice di Gesù Cristo ed il passaggio a nuova vita in modo particolare per quelli che nella veglia pasquale ricevono il battesimo. Per tali motivi la Pasqua Cristiana è detta Pasqua di Risurrezione, mentre l’ebraica è Pasqua di liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Secondo Filone d’Alessandria, uno dei maggiori pensatori ebrei, la Pasqua è non solo il ringraziamento a Dio per il passaggio del Mar Rosso, ma ha anche il significato allegorico di purificazione dell’anima. La Pasqua ebraica ha anche il significato di attesa per il Messia, come ad esempio attesta il Targum Exodi, quando parla della notte di Pasqua come il ricordo delle quattro notti iscritte nel libro delle memorie: La creazione, il sacrificio di Isacco, il passaggio del Mar Rosso ed infine la venuta del Messia e la fine del mondo.
Per i cristiani la Pasqua ricorda che tramite la sua Passione, Cristo si è immolato per l’uomo, liberandolo dal peccato originale e riscattando la sua natura ormai corrotta gli ha permesso di passare dai vizi alla virtù. Per i cristiani Cristo con la resurrezione ha vinto satana e la morte, mostrando all’uomo il proprio vero destino, cioè la resurrezione nel giorno finale, ma anche il risveglio alla vera vita. 
I cristiani hanno trasferito alcuni significati della Pasqua Ebraica nella nuova Pasqua Cristiana, seppure con significativi cambiamenti che le hanno dato un nuovo volto che la distingue da quella ebraica. Infatti Gesù è morto in croce il giorno di Pasqua e questo evento è visto dai cristiani come la realizzazione di quanto nelle Sacre Scritture era stato profetizzato sul Messia. Questo concetto è più volte sottolineato nel racconto della Passione, durante la quale i quattro evangelisti fanno continui riferimenti all’Antico Testamento e successivamente negli altri libri del Nuovo Testamento, come nella prima lettera ai Corinzi, dove San Paolo scrive: “Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è resuscitato il terzo giorno secondo le Scritture”.


L’accento si pone dunque sull’adempimento delle scritture, per cui i giudeo-cristiani, seppur continuando a festeggiare la Pasqua Ebraica, dovettero immediatamente spogliarla del significato di attesa messianica, per poi superare anche il ricordo dell’esodo, per rivestirla di nuovo significato, cioè la seconda venuta di Cristo ed il ricordo della Passione e Resurrezione. Il passaggio sembra essere chiaramente avvertito già da San Paolo, quando, nella prima lettera ai Corinzi, scrive: “Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, ma con azzimi di sincerità e verità”. Alla Pasqua settimanale, la Domenica, si aggiunse quindi anche la Pasqua annuale, il giorno più importante dell’anno, celebrato dai discepoli con la consapevolezza sempre più forte di aver istituito una festa nuova con nuovi significati teologici.
I tre vangeli sinottici vedono nell’ultima cena il momento in cui la Pasqua di Cristo sostituisce la Pasqua dei giudei ed il ricordo della morte di Cristo sostituisce il ricordo del passaggio, evidenziando l’immolazione mistica del cenacolo. L’evangelista Giovanni, invece, pone l’accento sulla Passione, cioè sull’immolazione reale dell’Agnello di Dio che muore in croce e torna al Padre.
La Pasqua antica non comprendeva ancora tutto il mistero cristiano, ma abbracciava solo i punti fondamentali: “Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è resuscitato il terzo giorno secondo le Scritture”. Nel primo periodo, fino almeno agli inizi del terzo secolo, la Pasqua è prevalentemente cristologica, che ha un unico protagonista: non l’uomo e neppure il Dio dell’Antico Testamento, ma il Cristo Salvatore. La festa della Pasqua cristiana è poi mobile, viene fissata di anno in anno nella Domenica successiva alla prima luna piena (il plenilunio) successivo all’equinozio di primavera (il 21 marzo). Questo sistema viene fissato definitivamente nel quarto secolo. 


Nei secoli precedenti potevano esistere diversi usi locali sulla data da seguire, tutti comunque legati al calcolo della Pasqua ebraica. In particolare alcune chiese dell’Asia seguivano la tradizione di celebrare la Pasqua nello stesso giorno degli ebrei, senza tener conto della Domenica, e furono pertanto detti quartodecimani. Ciò in seguito diede luogo ad una disputa teologica, detta Pasqua quartodecimana, fra la Chiesa di Roma e le chiese asiatiche. Dunque, nella Chiesa Cattolica, la data della Pasqua è compresa tra il 22 marzo ed il 25 aprile. Infatti, se proprio il 21 marzo è di luna piena, e questo giorno è Sabato, sarà Pasqua il giorno dopo (22 marzo). Se invece è Domenica, il giorno di Pasqua sarà la Domenica successiva (28 marzo). Invece, se il plenilunio succede il 20 marzo, quello successivo si verificherà il 18 Aprile, e se questo giorno fosse per caso una Domenica occorrerebbe aspettare la Domenica successiva, cioè il 25 aprile. Una piccola parte della chiesa ortodossa segue il calendario giuliano per tutte le feste, mentre il resto ne ha preso solo la data dell’equinozio e quindi la data della Pasqua può variare dal 4 aprile all’8 maggio.
La Pasqua di Resurrezione cristiana avviene con la visita al sepolcro che risulterà vuoto con immensa sorpresa dei presenti. Tutti gli evangelisti raccontano l’episodio.
L’evangelista Giovanni al capitolo 20,1 narra che nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. L’evangelista Matteo al capitolo 28,1 scrive che passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro.


L’evangelista Marco al capitolo 16 versetto 1 narra che passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono olii aromatici per andare ad imbalsamare Gesù. Secondo l’evangelista Luca al capitolo 24,10 erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo le donne che visitarono il sepolcro e che raccontarono gli avvenimenti agli apostoli. Le quattro versioni concordano sulla presenza certa di un’unica persona: Maria di Màgdala. Alcune divergenze sono presenti anche in merito a quanto videro i presenti.
Secondo l’evangelista Luca mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti (Luca 24,4). Secondo l’evangelista Matteo vi fu un gran terremoto ed un angelo del Signore, sceso dal Cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa (Mt 28,2).
Secondo Giovanni invece Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù (Giovanni 20,11-12).
Infine secondo l’evangelista Marco le donne entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito di una veste bianca, ed ebbero paura (Marco 16,5).

venerdì 2 marzo 2012

San Giuseppe

Il Patriarca
San Giuseppe campione di Fede:
La vita di San Giuseppe è stata veramente travolta dalle iniziative di Dio, iniziative misteriose, iniziative al di là della possibilità di capire. San Giuseppe si è lasciato condurre perché era giusto e "giusto" è l'uomo che vive di fede.
Dove lo porta il Signore? Non lo sa, Dio non glielo dice, non gli spiega niente e lui obbedisce lo stesso. Ha sempre detto di sì con la vita, non con le parole. Non ha mai avuto questioni da sollevare, dubbi da proporre.


San Giuseppe agisce nel silenzio:
E come è fecondo questo silenzio! Esso permette che tra la parola di Dio e l'obbedienza di San Giuseppe non ci sia soluzione di continuità. Dio parla e San Giuseppe fa.
"Non temere...", e lui non teme, tutti i drammi sono finiti.
"Alzati...", e lui si alza, eccolo già per strada .
"Ritorna...", ed è già di ritorno.
Questa immediatezza di San Giuseppe a tutti i cenni del Signore, ci dimostra la sua bella disposizione interiore!

San Giuseppe è l’Umile:
È stupendo questo esempio di San Giuseppe che, pur essendo capo di casa, è semplicemente a servizio, con una familiarità fatta di abbandono e di continua dedizione. San Giuseppe non misura la vita di Gesù e della Vergine sulle sue esigenze, ma mette la sua vita a servizio delle loro. Non parte per l'Egitto quando fa comodo a lui, ma quando l'interesse di Gesù lo richiede.

San Giuseppe è un uomo coerente:
San Giuseppe è un laico nel senso più pregnante della parola, laico perché non caratterizzato da nessuna funzione ufficiale: è un uomo come tutti, inserito fino in fondo nelle realtà terrene per offrirle come supporto all'Incarnazione. Il Verbo si incarna in una famiglia di cui San Giuseppe è il capo e vive nella realtà delle creature umane, nella condizione più universale, che è quella del lavoro e della povertà. San Giuseppe ci insegna come si offra al Cristo il servizio di una vita totalmente inserita nelle realtà terrene.
Il suo non è un patronato più o meno trionfalistico, ma qualcosa di più profondo, che deriva da una realtà interiore. San Giuseppe ci fa comprendere il contenuto del servizio per il Regno e ci aiuta ad essere nella storia della salvezza coloro che in Cristo credono, a Cristo obbediscono e di Lui si fidano.

Dalla iniziativa di Dio San Giuseppe si trova inserito in modo estremamente compromissivo nel mistero dell'Incarnazione del Verbo:
  • San Giuseppe è lo sposo di Maria
  • San Giuseppe sarà il padre putativo di Gesù
  • Porterà avanti l'Incarnazione come avvenimento storico, come fatto umano e societario.
  • Sarà San Giuseppe a presiedere la famiglia di Nazareth, a sostenerla con il suo lavoro, a difenderla e a proteggerla, senza fare la parte del protagonista, ma lasciando a Dio di esserlo.
  • San Giuseppe è il custode della più alta e sacra verginità, quella di Maria, e della immacolatezza del Figlio di Dio. E come lo è stato? Non mettendosi a dire: qui ci sono io che li difendo tutti e due, ma scomparendo.. Ha custodito la santità di Gesù e di Maria scomparendo agli sguardi di tutti, fuorché i loro.
San Giuseppe si è lasciato travolgere dal Signore e condurre per strade misteriose. Ha rinunciato a capire e ha accettato di credere, ha rinunziato a comandare e ha accettato di obbedire.
Eppure, credendo, si è lasciato condurre dal Signore e questi lo ha introdotto in un modo particolarmente intimo nel mistero dell'Incarnazione e della salvezza.

San Giuseppe, questo amabilissimo patrono della vita spirituale, ci aiuti ad essere molto presenti solo al cuore e agli occhi di Dio, e quanti più saranno a dimenticarsi di noi, tanto meglio, perché in questo nostro scomparire agli occhi di tutti e agli stessi nostri occhi, il nostro io sappia perdersi nella adorazione umile e silenziosa della infinita grandezza dell'unico Dio e Signore nostro..

La Quaresima

È il periodo che precede la celebrazione della Pasqua, dura quaranta giorni, sono pratiche tipiche della quaresima il digiuno e altre forme di penitenza, la preghiera più intensa e la pratica della carità. È un cammino di preparazione a celebrare la Pasqua che è il culmine delle festività cristiane.
Ricorda i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico.

 

Il significato della Quaresima

In realtà la Quaresima dura 44 giorni e va dal Mercoledì delle Ceneri al momento della Messa Vespertina (In Cena Domini) del Giovedì Santo.
Nelle zone in cui è in vigore il Rito Ambrosiano, invece, il periodo di Quaresima dura esattamente 40 giorni e va dalla domenica successiva al Martedì Grasso (con il protrarsi del Carnevale fino al Sabato della stessa settimana) al Giovedì Santo. Il significato della Quaresima, della quale non si hanno testimonianze sulla sua celebrazione prima del Concilio di Nicea del 325, vuole rafforzare la preghiera e il sentimento dei fedeli e ricordare le sofferenze e il sacrificio di Gesù verso l'uomo.
La Messa Vespertina del Giovedì Santo apre il periodo detto Triduo Pasquale che durerà dal Venerdì Santo al giorno di Pasqua.


mercoledì 4 gennaio 2012

I Re Magi

La storia dei Re Magi è una leggenda che nasce molto lontano, in terre esotiche e ricche di antiche tradizioni, ispirata all'oracolo di Balaam, identificato con Zoroastro, che aveva annunciato che un astro sarebbe spuntato da Giacobbe e uno scettro da Israele.
I tre misteriosi personaggi sono menzionati solo nel Vangelo di Matteo che parla dei Magi che dall'Oriente arrivarono a Gerusalemme durante il regno di Erode alla ricerca del neonato Re dei Giudei.
Tutte le notizie che abbiamo sui Magi ci vengono dai Vangeli Apocrifi e da ricostruzioni e ragionamenti postumi.
Dal Vangelo di Matteo abbiamo solo riferimenti ai tre doni, l'oro, l'incenso e la mirra; il numero tre ha una forte valenza simbolica, per alcuni indicherebbe le tre razze umane, discendenti dai tre figli di Noè, Sem, Cam e Iafet.
 

 Il nome dei Re Magi

Un aspetto della storia dei magi è il loro nome.
La religione cristiana attribuisce ai magi i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, ma non tutte le fonti sono concordi.
Nel complesso monastico di Kellia, in Egitto, sono stati rinvenuti i nomi di Gaspar, Melechior e Bathesalsa.
Melchiorre sarebbe il più anziano e il suo nome stesso deriverebbe da Melech, che significa Re.
Baldassarre deriverebbe da Balthazar, mitico re babilonese, quasi a suggerire la sua regione di provenienza.
Gasparre, per i greci Galgalath, significa signore di Saba.
Un accenno a questi mitici re lo troviamo anche in Marco Polo:"...in Persia è la città che è chiamata Saba da la quale partirono tre re che andaron ad adorare Dio quando nacque..."
Secondo numerose leggende i tre magi giunsero a Betlemme 13 giorni dopo la nascita del Cristo.
 

 L'origine dei Re Magi
Originari dell'altopiano iranico i magi erano sciamani legati al culto degli astri e, successivamente, sacerdoti del dio Ahura Mazda il protettore di tutte le creature.
Studiosi di astronomia, seguendo la lettura del cielo, avevano riconosciuto in Cristo uno dei loro "Saosayansh", il salvatore universale, diventando così loro stessi, "l'anello di congiunzione" tra la nuova religione nascente, il cristianesimo, e i culti misterici orientali, come il mazdaismo e il buddismo.
Ancora oggi il culto del magi non è dimenticato, la leggenda narra che i resti mortali dei Re Magi furono recuperati in India da Sant'Elena e poi portati a Costantinopoli.
Nel 1034 pare che queste reliquie fossero trasportate a Milano in un'arca e depositate nella chiesa di Sant'Eustorgio, ricca di simbolismi legati ai tre re e ancora oggi luogo di pellegrinaggio.
 

 La simbologia dei doni dei Re Magi
I doni dei Magi hanno un significato: fanno riferimento alla duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina: l'oro perché è il dono riservato ai Re e Gesù è il Re dei Re, l'incenso, come testimonianza di adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio, la mirra, usata nel culto dei morti, perché Gesù è uomo e come uomo, mortale.
Dai doni dei Re Magi a Gesù, proviene la tradizione di portare dolci e giocattoli ai bambini: questa tradizione si incrocia con la leggenda della Befana che racconta come i Re Magi, durante il viaggio verso Betlemme, si fermarono alla casa della vecchietta e la invitarono ad unirsi a loro.
La Befana declinò l'invito e lasciò partire i Magi da soli, ma poi ripensandoci, decise di seguirli.
Non riuscendo a ritrovarli, nel buio della notte,  da allora, lascia a tutti i bambini un dono, sperando che fra quei bambini ci sia Gesù.
 

mercoledì 7 dicembre 2011

Il Natale

Il Natale non fece subito parte della tradizione cristiana,ma era legato alle tradizioni pagane. Infatti, prima che venisse introdotto nella tradizione cristiana, nell'antica Roma si festeggiavano i Saturnali, feste dedicate al dio Saturno. In questi giorni di festa si viveva in armonia e si scambiavano i regali. Una delle feste che coincideva con il 25 Dicembre, giorno di Natale, era quella dedicata al Dio Mitra, divinità della luce; queste feste erano legate al solstizio d'inverno, e duravano fino all'Epifania. Il Natale cristiano, festa in cui si celebra la nascita di Gesù Cristo, nacque solo intorno al IV secolo Dopo Cristo. Al Natale sono legate alcune tradizioni, tra cui il presepe e l'alberello.


Nelle piazze delle città e nelle case vengono allestiti un grande albero e il presepe; l'albero di Natale viene addobbato a festa con tanti ornamenti e luci. L'albero di Natale si dice che abbia origine pagane; si narra che la tradizione dell'albero provenga dall'Alsazia. L'albero utilizzato per essere addobbato è l'abete, che nella tradizione pagana rappresentava il simbolo della vita, perché quest'albero rimane sempre verde, anche col freddo. Per cui l'abete cominciò ad essere utilizzato nelle feste invernali. L'albero dapprima veniva ornato di frutti e ghirlande, poi col passare dei secoli si è passati ad addobbare con palline luminose e intermittenti e altre decorazioni.
I bambini la notte di Natale vanno a dormire pieni di sogni, aspettando che Babbo Natale porti loro i doni che troveranno sotto l'alberello e che scarteranno il giorno di Natale.
Nel periodo di Natale ci si sente più buoni, e molti dedicano queste giornate di festa ad aiutare le persone più sfortunate, a rendere il Natale più bello anche per chi non può permettersi di fare pranzi abbondanti, ai bambini orfani che non possono permettersi di festeggiare il Natale come tutti gli altri bambini.

Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

L’Immacolata Concezione di Maria è stata proclamata nel 1854, dal Papa Pio IX. Ma la storia della devozione per Maria Immacolata è molto più antica. Già i Padri della Chiesa d’Oriente, nell’esaltare la Madre di Dio, avevano avuto espressioni che la. ponevano al di sopra del peccato originale. In Occidente, però, la teoria dell’immacolatezza trovò una forte resistenza, non per avversione alla Madonna, che restava la più sublime delle creature, ma per mantenere salda la dottrina della Rredenzione, operata soltanto in virtù del sacrificio di Gesù. Il francescano Giovanni Duns Scoto, riuscì a superare questo scoglio dottrinale con una sottile ma convincente distinzione.


Dal 1476, la festa della Concezione di Maria venne introdotta nel Calendario romano. Sulle piazze d’Italia, predicatori celebri tessevano le lodi della Vergine immacolata: tra essi ricordiamo, San Leonardo da Porto Maurizio e San Bernardino da Siena. Nel 1830, la Vergine apparve a Santa Caterina Labouré, la quale diffuse poi una ‘’medaglia miracolosa’’ con l’immagine dell’Immacolata. Questa medaglia suscitò un’intensa devozione, e molti Vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che ormai era nel cuore di quasi tutti i cristiani. Così, l’8 dicembre 1854, Pio IX proclamava la ‘’donna vestita di sole’’ esente dal peccato originale, tutta pura, cioè Immacolata. Ma quattro mesi dopo, le apparizioni di Lourdes apparvero una prodigiosa conferma del dogma. Una conferma che sembrò un ringraziamento, per l’abbondanza di grazie che dal cuore dell’Immacolata piovvero sull’umanità.

mercoledì 1 giugno 2011

Giugno: mese del Sacro Cuore di Gesù


Santa Margherita Maria Alacoque, apostola del Sacro Cuore

Una prediletta di Dio è stato lo strumento per portare il culto del Sacro Cuore nel mondo.

di Veronica Rasponi


“È qui che ti voglio”. Era il 25 maggio 1671 e Margherita, dopo aver girato vari monasteri, era appena arrivata nel convento della Visitazione di Paray-le-Monial. Il Signore la vuole in questo luogo perché da quella piccola cittadina della Francia centrale Egli vuole diffondere al mondo intero la devozione al suo Sacratissimo Cuore.

Una Francia in pericolo
La Francia di quegli anni era imbevuta di spirito giansenista, il fervore dei fedeli si era molto raffreddato e anche nei conventi il sottile veleno dell’eresia era riuscito ad alterare il vero spirito del Vangelo.
Il Signore cercava un’anima che gli appartenesse totalmente e Margherita non si tirò mai indietro: nello spazio di pochi anni, venne preparata, al crogiuolo della sofferenza e della mortificazione, alla grande missione che Gesù aveva preparato per lei: essere l’apostola del Sacro Cuore.
Pochi anni dopo la sua morte, più di 300 confraternite erano dedicate al Sacro Cuore e il 6 febbraio 1756 Clemente XIII ne istituì la festa che venne estesa alla Chiesa universale dal beato Pio IX nel 1865.

Prescelta da Cristo
Ma chi era Margherita Alacoque? Era nata il 22 luglio 1647 nella diocesi di Autun, in Francia, da Claudio Alacoque, giudice e notaio regio, e da Filiberta Lamyn. Fin dalla più tenera età, la bruttezza del peccato la faceva inorridire. Tale era il suo desiderio di riparare le offese che venivano fatte a Dio con il peccato che, ancora giovanissima (tra i 5 e i 7 anni), pronunciò il voto di castità perpetua.
All’età di otto anni, rimasta orfana di padre, Margherita venne affidata alle suore di Santa Chiara. Dalle suore, Margherita ricevette all’età di nove anni la prima Comunione. Questo primo contatto con Gesù segnò profondamente la sua anima che da quel momento non riuscì più a trovar gusto per nessun divertimento.
Desiderava tanto rimanere per sempre dalle suore di Santa Chiara ma improvvisamente una malattia la costrinse a letto e la mamma decise di riportarla a casa. “Le ossa doloranti sembravano conficcarsi nella pelle per tutto il corpo” raccontava successivamente Margherita che per quattro anni non poté neanche camminare. Nulla portava sollievo al suo stato tanto che la madre decise di fare un voto alla Santissima Vergine promettendole che, se fosse guarita, sarebbe divenuta una delle sue figlie. Non appena il voto venne formulato, la piccola Margherita guarì.
Rinata al mondo, Margherita iniziò a sentire tutto il fascino della libertà, delle occasioni mondane, dei discorsi futili, degli abiti eleganti. Ma Dio aveva altri disegni su quella figlia prediletta e voleva fosse tutta per Lui. Cominciò dunque a prepararla conducendola amorosamente per un lungo cammino nel quale non mancarono grandi prove ma anche grazie e consolazioni indicibili.
Ma finalmente, vinte le forti resistenze familiari, riuscì ad entrare nel monastero della Visitazione di Paray-le-Monial. Il 25 agosto 1671 ebbe luogo la Vestizione della nuova postulante al quale venne dato il nome di Margherita Maria. Gesù continuava ad arricchire la sua prediletta di copiosi doni che lei stessa chiedeva talvolta di diminuire per non sembrare diversa dalle altre suore e poter vivere meglio il nascondimento e lo spirito di umiltà.
Poco a poco, in mezzo alle prove che non le faceva mancare, il Signore cominciava a parlare del suo Sacro Cuore all’umile visitandina: nei periodi più gravi egli offriva il suo Cuore come rifugio e asilo; nel suo Cuore le anime avrebbero trovato tranquillità, consolazioni e ogni attrattiva; il suo Cuore regnava nei tormenti, trionfava nell’umiltà. E così l’animo di Margherita Maria cominciava ad infiammarsi e a far conoscere l’amore del Sacro Cuore di Gesù.
Immersa nel Cuore di Gesù, Margherita Maria desiderava ardentemente il disprezzo, l’abiezione, la dimenticanza degli uomini per essere conforme allo Sposo crocifisso. Era ormai pronta alla prima grande rivelazione del Signore.

La prima apparizione
Questa avvenne nel 1673, nel giorno della festa di S. Giovanni Evangelista. Margherita Maria era in preghiera davanti al Santissimo Sacramento quando, come lei stessa scriverà, «il Divin Cuore mi fu presentato come in un trono di fiamme, più sfolgorante di un sole e trasparente come un cristallo, con la piaga adorabile; esso era circondato da una corona di spine (…) e sormontato da una croce (…). E mi fece vedere come l’ardente desiderio di essere amato dagli uomini e di ritrarli dalla via della perdizione, dove Satana li precipita in molti, gli aveva fatto concepire questo disegno di manifestare il suo Cuore agli uomini, con tutti i tesori di amore, di misericordia, di grazie, di santificazione e di salvezza, che esso conteneva, affinché tutti coloro i quali volessero rendergli e procurargli tutto l’onore e la gloria che possono, fossero arricchiti con abbondanza e profusione di quei divini tesori del Cuore di Dio che ne era la sorgente.
Ma bisognava onorarlo sotto la figura di questo Cuore di carne, di cui Egli voleva che l’immagine fosse esposta e portata su di me e sul cuore per potervi imprimere il suo amore e riempirlo di tutti i doni di cui esso era colmo e per distruggervi tutti i movimenti sregolati».
A questa visione, Margherita Maria aggiunse anche le parole pronunciate da Nostro Signore: «Il mio Divin Cuore è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare, che, non potendo più contenere in se stesso le fiamme del suo ardente Amore, sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi agli uomini per arricchirli dei preziosi tesori che ti scoprirò e che contengono le grazie santificanti e in ordine alla salvezza, necessarie per ritrarli dal precipizio della perdizione. Per portare a compimento questo mio disegno ho scelto te, abisso d’indegnità e di ignoranza, affinché appaia chiaro che tutto si compie per mezzo mio». Dopo queste parole Gesù chiese a Margherita Maria il suo piccolo cuore e dopo averlo inabissato nella fornace del Cuore divino, lo restituì a lei che per tutta la vita arse di quel fuoco né fu mai liberata dal dolore provato allora.
In un primo venerdì del mese di qualche mese dopo ebbe luogo una seconda apparizione. Era la festa della Visitazione, il 2 luglio 1674. Il Sacro Cuore le si presentò come un sole sfolgorante di vivissima luce.
In quell’occasione Gesù le manifestò ciò che avrebbe voluto da lei e le svelò i segreti del Suo Cuore. Qualche tempo dopo, durante l’esposizione del Santissimo Sacramento, le si presentò nuovamente Gesù, tutto splendente di gloria con le sue piaghe sfolgoranti come cinque soli. Le disse: «Sono tormentato dalla sete che gli uomini mi onorino nel Santissimo Sacramento: ma non si trova quasi nessun mortale che tenti di estinguere la mai sete e di rispondere al mio amore (…)
Questo mi fa soffrire più di tutto ciò che ho patito nella mia Passione, mentre se, in cambio, mi rendessero almeno un po’ di amore, stimerei poco ciò che ho fatto per loro e vorrei, se fosse possibile, fare ancora di più. Invece non ho dagli uomini che freddezze e ripulse alle infinite premure che mi prendo per far loro del bene». E aggiunse: «Tu almeno supplisci al loro ingratissimo abbandono».
Dopo aver aperto il suo Cuore dal quale scaturì una fiamma ardente che investì Margherita Maria, le spiegò cosa doveva fare: ricevere la Santa Comunione quanto più spesso le fosse concesso dall’obbedienza ma comunque ogni primo venerdì del mese; ogni notte tra il giovedì e il venerdì un’ora di adorazione prostrata a terra in ricordo dell’angoscia mortale patita nel giardino degli Ulivi.
Dopo questa visione, Margherita Maria subì ulteriori prove, sia fisiche che spirituali. Satana stesso ottenne il permesso di tentarla ad eccezione che sulla purezza. Ma il Signore che vegliava sulla sua sposa, le concesse finalmente una guida per la sua anima: il padre gesuita Claudio de la Colombière. A lui, il Signore volle che Margherita Maria manifestasse i tesori del Suo Cuore affinché ne divulgasse il valore e l’utilità. 



La grande rivelazione del culto al Sacro Cuore
Ma la grande rivelazione doveva ancora arrivare. Era nell’ottava del Corpus Domini del 1675 mentre Margherita Maria si trovava in adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Gesù le apparve e, aprendo il suo Sacratissimo Cuore, le disse:
«Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini, che non ha niente risparmiato, così da esaurirsi e consumarsi per dichiarare il suo amore, invece la maggior parte di loro mi ricompensano con l’ingratitudine, la disonestà, i sacrilegi, l’indifferenza e il disprezzo che mi dimostrano in questo sacramento di amore. La pena e il cruccio aumentano per essere trattato in tal modo anche dalle anime a me consacrate.
Per cui ti chiedo che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini sia istituita una solennità speciale per onorare il mio Cuore: in questo giorno i fedeli dovranno comunicarsi e nel tempo stesso si dovrà fare onorevole ammenda, in riparazione alle ingiurie inferte durante questi giorni al Santissimo Sacramento. Io ti prometto che il mio Cuore si dilaterà per effondere copiosamente le predilezioni del suo amore su quelli che mi renderanno tali onori e saranno promotori di tale devozione presso altri».
Seguendo le indicazione del suo Sposo, Margherita Maria riferisce tutto al padre la Colombière che le chiese di mettere tutto per iscritto. Il 21 giugno di quello stesso anno i due celebrarono per la prima volta la festa del Sacro Cuore e si consacrarono a lui. Ma il beato la Colombière doveva presto lasciare Paray-le-Monial perché l’obbedienza lo inviava in Gran Bretagna.
Il dolore fu grande per la nostra Santa anche perché le prove non mancavano: il Signore le chiese di offrirsi come vittima della sua giustizia per riparare tutte le offese e le mancanze di carità e di obbedienza della sua comunità. Anche le pene fisiche la colpivano duramente. Ma in un momento di particolari angustie il Signore la consolò affidandola ad un fedele angelo custode che non l’avrebbe mai lasciata.
Nel frattempo, anche la madre superiora venne spostata e al suo posto arrivò a Paray-le-Monial madre Peronne-Rosalie Greyfié. Tra i primi atti, ella venne chiamata dal Signore stesso a voler scrivere l’atto solenne di donazione di tutto ciò che possedeva Margherita Maria al suo Sposo, ciò che ella fece il 31 dicembre 1678. In quell’occasione, la Santa si incise il nome di Gesù sul cuore.
Ma il Signore voleva unirla sempre di più alla sua passione ed un giorno, mentre riceveva la Santa Comunione, le offrì una corona di spine. Da quel momento il mal di testa non l’abbandonò mai, ma suor Margherita Maria era felice perché queste sofferenze la univano sempre più al Divin Cuore di Gesù.
Intanto la devozione al Sacro Cuore iniziava a diffondersi all’interno del convento e all’esterno tramite gli altri conventi della Visitazione e tramite l’apostolato del padre la Colombière. Margherita Maria ricevette ancora la promessa dall’adorabile Cuore di Gesù che in virtù del suo amore «concederà la grazia della penitenza finale a quanti per nove mesi consecutivi si accostino il primo venerdì del mese al sacro convito; essi non moriranno in disgrazia né senza aver ricevuti i santi sacramenti: negli ultimi istanti il mio Cuore offrirà loro un asilo sicuro».
Il Sacro Cuore e il Re Sole
Ma non fu l’ultima rivelazione. Doveva ancora arrivare il messaggio che il Sacro Cuore inviava attraverso la sua serva al Re di Francia Luigi XIV: il Signore chiedeva di regnare a corte, soprattutto nel cuore del Re; voleva che la sua immagine fosse dipinta nei vessilli, fosse cesellata sulle armi, perché tornassero vittoriose; voleva fosse costruito un tempio in cui si esponesse l’immagine del Sacro Cuore, perché ricevesse la consacrazione e le preghiere del Re e di tutta la corte; infine, aveva scelto lui medesimo come suo amico fedele affinché ottenesse dalla Santa Sede una messa in suo onore e tutti gli altri privilegi inerenti alla devozione al Sacro Cuore.
Ma, come sappiamo, Luigi XIV non fu un novello Costantino e la Francia, nello spazio di un secolo, sprofondò nell’orrore della Rivoluzione Francese, i Borbone persero il trono e il suo pronipote, Luigi XVI, fu ghigliottinato.
Margherita Maria aveva ormai compiuto la sua missione. Nella continua ricerca dell’umiltà e del nascondimento, chiese che venissero bruciate tutte le lettere e il diario che aveva scritto su ordine del padre Rolin: non voleva che niente rimanesse della sua memoria.
Afflitta per aver così poco amato il Signore durante la sua vita, pregava le sorelle di ottenere per lei perdono da Dio e, per compensare la sua negligenza, di amarlo loro per tutta la vita. Invocando il Santissimo nome di Gesù, Margherita Maria chiuse gli occhi il 17 ottobre 1690. La sua missione era compiuta: il Sacro Cuore di Gesù, dopo aver conquistato il suo cuore, avrebbe trionfato sul mondo.


Storia dell'Angelus


La recita dell'"Angelus", accompagnata dal suono delle campane delle chiese, ebbe inizio nel 1200, secolo di grande devozione alla Madonna. Dapprima si chiamò "preghiera della pace": aveva, infatti, lo scopo di onorare il Figlio di Dio che, incarnandosi nel seno della Vergine Maria, ha posto i fondamenti della pace tra Dio e gli uomini.
Si usava recitarlo solo alla sera, perché si riteneva che l'Arcangelo Gabriele si fosse presentato alla Vergine di Nazareth verso il tramonto. All'inizio era composto dalle parole della prima parte dell'"Ave, Maria", ripetute più volte. Solo più tardi, assunse progressivamente la forma attuale. 
Ma chi ne fu l'iniziatore?  
Alcuni ritengono che la pia pratica sia sorta in Germania, appunto all'inizio del XIII secolo. Lo deducono da espressioni, incise sulle campane del tempo: "Ave Maria, Rex gloriae Christe, veni cum pace" (Ave, Maria, Cristo, re della gloria, vieni nella pace); oppure: "Maria vocor, o Rex gloriae, veni cum pace"  (Mi chiamo Maria, Re della gloria, vieni nella pace). Altri attribuiscono l'origine della pratica mariana a Gregorio IX [1241], il Papa che fu eletto a 85 anni e morì quasi centenario. 
Le prime notizie certe sulla recita dell'"Angelus" 
La prima notizia certa dell'Angelus Domini risale al 1269, al tempo in cui era Generale dell'Ordine francescano san Bonaventura da Bagnoregio, detto il "dottore serafico". Fu un Capitolo Generale dei Frati Minori tenutosi a Pisa in quell'anno che prescrisse ai religiosi di salutare la Madonna ogni sera con il suono della campana e la recita di qualche Ave Maria, ricordando il mistero dell'Incarnazione del Signore. Fu stabilito anche che "i frati nei discorsi persuadessero il popolo a salutare alcune volte la Beata Vergine Maria al suono della campana di Compieta (alla sera, quindi), perché è opinione di alcuni solenni dottori che in quell'ora essa fosse salutata dall'Angelo".
Il noto letterato frate Bonvesin de la Riva, milanese, vissuto dal 1240 al 1313, appartenente all'Ordine degli Umiliati, fece sua la disposizione dei frati francescani ordinando alla città di Milano e dintorni di suonare ogni sera l'Ave Maria. Ricordiamo che il Bonvesin fu il più geniale anticipatore di Dante con la sua opera che porta il titolo di: " Libro delle tre scritture ". De scriptura nigra, nel quale descrive le pene dell'inferno. De scriptura rubea, con la quale fa una commossa rievocazione della Passione del Signore. De scriptura aurea, una entusiastica esaltazione del Paradiso.
Da Milano la pia usanza si estese un po' dovunque. La notizia giunse agli orecchi di Papa Giovanni XXII (1245-1334) il quale non solo la incoraggiò, ma diede ordine al suo Vicario Generale di Roma di far suonare la campana ogni giorno, perché la gente "si ricordi" di recitare tre Ave Maria in onore dell'Annunciazione di Maria, detta comunemente "il saluto dell'Angelo ".
Queta pratica nel 1274 la si trova a Magonza, e nel 1288 a Lodi, ove lo 'Statuto dei Calzolai' ordinava che essi dovessero subito smettere il lavoro, al Sabato sera e alla Vigilia delle feste della Madonna, "appena udito il primo suono delle campane dell'Ave Maria, dal campanile della Chiesa Maggiore", pena la multa di 20 'imperiali'!”
In un Decreto del 'Sinodo di Strigonia' [in Ungheria] del 1307 si prescriveva che tutte le sere si suonasse la campana ad instar tintinnabuli [ossia: dolcemente], e si concedevano indulgenze ai fedeli che a quel suono avessero recitato tre Ave Maria.
Il cammino continuò sempre più spedito. Dalla sera si passò anche al mattino, a partire dal 1400 in poi. Nel 1456 il papa Callisto III prescrisse il suono delle campane dell'Angelus anche a mezzogiorno con la recita di tre Ave Maria.
Il re Luigi Xl ordinò, in Francia, il suono delle campane invitando i suoi sudditi a ricordarsi della Vergine Madre di Dio, e lui stesso all'annuncio scendeva da cavallo e s'inginocchiava sulla nuda terra.
Di recente…. 
Fu cara a sommi Pontefici, in particolare al papa Paolo VI, che l'ha inclusa nel suo documento meraviglioso sulla devozione alla Madonna e che porta il titolo di "Marialis cultus ". È uno dei trattati più belli di tutti i tempi sulla Madre di Dio; senza dubbio il migliore del Concilio e dopo il Concilio Vaticano Il. Papa Montini esorta a mantenere viva la consuetudine di recitarlo ogni giorno.
Questa preghiera è stata "carissima" a papa Giovanni Paolo II che l'ha costituita momento d'incontro con i fedeli di tutto il mondo, in piazza san Pietro, per le sue esortazioni paterne, per le sue conversazioni amichevoli, confidenziali. 
O Vergine, o Signora, o Tuttasanta,
che bei nomi ti serba ogni loquela!
Più d'un popol superbo esser si vanta
in tua gentil tutela. 
Te, quando sorge, e quando cade il die,
e quando il sole a mezzo corso il parte,
saluta il bronzo, che le turbe pie
invita ad onorarte.
 (A. Manzoni, Il nome di Maria)


venerdì 6 maggio 2011

La storia del rosario

La parola «rosario» deriva da un'usanza medioevale che consisteva nel mettere una corona di rose sulle statue della Vergine; queste rose erano simbolo delle preghiere "belle" e "profumate" rivolte a Maria. Così nacque l'idea di utilizzare una collana di grani (la corona) per guidare la meditazione. Nel XIII secolo, i monaci cistercensi elaborarono, a partire da questa collana, una nuova preghiera che chiamarono Rosario, dato che la comparavano ad una corona di rose mistiche offerte alla Vergine. Questa devozione fu resa popolare da San Domenico, il quale, secondo la tradizione, ricevette nel 1214 il primo rosario dalla Vergine Maria, nella prima di una serie di apparizioni, come un mezzo per la conversione dei non credenti e dei peccatori. Prima di San Domenico, era pratica comune la recita dei "rosari di Padre Nostro", che richiedevano la recita del Padre Nostro secondo il numero di grani di una collana.
Nel 1571, anno della Battaglia di Lepanto, in occasione della invasione dei turchi musulmani, Papa Pio V chiese alla cristianità di pregare con il rosario per chiedere la liberazione dalla minaccia ottomana. La vittoria della flotta cristiana, avvenuta il 7 ottobre, venne attribuita all'intercessione della Vergine Maria, invocata con il rosario. In seguito a ciò il papa introdusse nel Calendario liturgico la festa della Madonna del Rosario per quello stesso giorno. Sempre nel XVI secolo si ha la fissazione definitiva dell'ultima parte dell'Ave Maria, che nella parte finale aveva numerose varianti locali. Altri personaggi che hanno contribuito alla diffusione di questa preghiera sono il Beato Alano della Rupe con il suo Salterio di Cristo e di Maria del 1478, San Luigi Maria Grignion da Montfort con il suo libro Segreti del Rosario, ed ancora il beato Bartolo Longo. Un altro impulso si ebbe nei secoli XIX e XX con le apparizioni di Maria a Lourdes e a Fatima.

venerdì 29 aprile 2011

Questo blog è sotto la protezione di Maria Santissima





Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.